Per l'ambienteIl futuro del pianeta, il benessere dei singoli e della collettività sono temi centrali e non più derogabili.
Salvaguardia dell’ambiente, risparmio energetico, riduzione degli sprechi, uso razionale delle risorse, impegno sociale. Tutto questo è pensiero sostenibile. Ognuno di noi come persona prima ancora che come consumatore, è chiamato ad adottare questo pensiero, a prendere parte a questo cambiamento. A fare qualcosa. Guardare le etichette e scegliere quelle più chiare, con meno ingredienti. Cercare l’origine di ciò che mangiamo, perché più vicino è meglio è.
Scegliere i frutti di stagione e non quelli che hanno un bel sapore di niente. Smettere di mangiare il cibo bello o il #foodporn. Quel bel salmone dai colori vivaci è solo un salmone a cui hanno aggiunto coloranti.
La popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi entro il 2050 e tutte queste persone dovranno essere nutrite.
delle scelte.
Sì ma, cosa posso fare io.
Per trovare delle risposte facciamoci due domande.
La produzione di cibo rappresenta una delle attività di maggiore impatto sul nostro pianeta: agricoltura, silvicoltura e allevamento del bestiame sono responsabili da sole di circa un terzo delle emissioni di CO2 a livello globale.
L’agricoltura nello specifico, emette circa la metà delle emissioni di metano indotte dall’uomo ed è la principale fonte di protossido di azoto, due gas ad elevato effetto serra. Le emissioni sono prevalentemente dovute alla deforestazione e al massiccio consumo di carne.
Per fare il primo esempio che ci viene in mente, scegliere di consumare più verdura e frutta, riducendo il consumo di carni rosse, avrebbe il potenziale di ridurre le emissioni tra i 1.8-3.4 Gt CO2eq all’anno entro il 2030, una quota confrontabile con le emissioni generate dalla deforestazione mondiale*.
IPCC (l’Intergovernmental panel on climate change è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici)
Se l’obiettivo è ridurre l’impronta di carbonio, cosiddetta carbon footprint, ovvero la quantità di emissioni di gas serra generata da un processo di produzione (stando al protocollo di Kyoto i gas ad effetto serra sono: anidride carbonica, metano, protossido d’azoto, idrofluorocarburi, esafluoruro di zolfo e perfluorocarburi) lo stesso settore agricolo ha già in campo le strategie più efficaci.
I legumi ad esempio.
Sono azoto fissatori, ovvero in grado di assorbire azoto dall’aria e rilasciarlo nel terreno, grazie all’azione di batteri che vivono in simbiosi con l’apparato radicale del legume. In corrispondenza delle radici si accumula quindi l’azoto in tubercoli che va ad arricchire il terreno.
La loro capacità di fissare l’azoto atmosferico e renderlo disponibile per le piante, consente agli agricoltori di ridurre l’apporto di fertilizzanti sintetici, in linea con le pratiche agro-ecologiche.
Coltivare legumi ha dunque un’impronta ambientale molto bassa, sia per quanto riguarda l’utilizzo dell’acqua che per le emissioni di gas serra. Ecco perché, secondo la Fao, sono fondamentali per la sicurezza alimentare: resistenti alla siccità e con radici profonde possono fornire supporto idrico ad altre colture e aiutare le popolazioni che vivono in ambienti aridi.
Ma c’è di più: sono una fonte molto economica di proteine e minerali che possono essere conservati a lungo senza refrigerazione.
Le nostre scelte alimentari quotidiane hanno dunque un impatto diretto sulla salute del pianeta. Tutto ciò che consumiamo, dall’insalata, al formaggio, al salame, richiede risorse per essere prodotto.
Alcuni alimenti però, richiedono più risorse, altri molte molte meno.
Ma c’è una buona notizia, perché a differenza di altri problemi nel mondo, c’è qualcosa che possiamo fare subito e con poco per risolvere: mangiare con consapevolezza.